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Top Blogs di ricette

giovedì 28 aprile 2011

Tagliata di pollo con verdurine confit


Ingredienti  per 6 persone
Petto pollo gr 600
verdure di stagione miste gr 50 per tipo:
broccoli,cavolfiore,cipolla tropea,carota,verde zucchina,sedano rapa,zucca mantovana,peperoni rossi e gialli ecc
scottate per 30 secondi 1 mn in acqua 1lt,aceto bianco 1\2 lt,zucchero gr 200,sale gr 20
Olio evo ml 100
GrillBarbeque gr 40
 condire il petto di pollo con olio e GrilB cuocere con l’ausilio della sonda a 48°C al cuore,aspettare 5 mn poi affettare guarnire con  le verdurine a julienne,passare in forno a 180°C per 3 mn servire

sabato 23 aprile 2011

Filetto di orata marinato al sale affumicato danese,olio evo,lime,vinaigrette al mango


Ingredienti per 4/6 persone:
filetto di orata freschissimo gr 1oo a persona
sale affumicato danese gr 5
olio evo gr 50
lime n°1
mango maturo n°1
tagliare il filetto di orata  a fettine sottilissime seguendo la venatura naturale,per facilitare l’operazione è consigliabile usare il prodotto semi congelato,farlo marinare per 1 h ,con sale,olio,lime.
con il mango fare una Vinaigrette:mescolare sale,lime,poi aggiungere,la purea di mango ed emulsionare con un po’ di olio
evo,mettere a specchio sul piatto ed adagiarvi i filetti di orata,servire con misticanza d’insalatine.e crostini di pane caldo

giovedì 21 aprile 2011

“Finto”Raviolo fatto “a-Mano” con piccolo ragù di pesce


Ingredienti per 4/6 persone
Per la pasta:farina”00” gr 150
farina semola gr 150
Purea di spinaci gr 100
rossi d’uovo n°9 + 1 uovo intero
impastare il tutto fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo,tirare con l’apposita macchina,tagliare dei rettangoli che lesseremo in acqua salata ,quando viene a galla è pronta,poi ricavare 6 sagome a forma di mano e 6 dischi.
per il fondo:scalogno gr 50,aglio in camicia n°1,prezzemolo basilico tritati gr 20 Olio evo ml 50
pomodorini secchi tritati,olive nere taggiasche,pomodorini a cubetti.
succo di ½ limone
 Per il ripieno:
seppia gr 150 tagliato a cubetti[ messe per prima]
scorfano gr100 tagliato a cubetti
filetto sogliola gr 100 tagliato a cubetti
coda rospo gr 100 tagliato a cubetti
cozze e vongole sgusciate gr 100
code gambero n°12[messe per ultime]
fare il fondo,soffriggere 2 mn,aggiungere le seppie cuocere per 5-6 mn,poi aggiungere il resto del pesce,cuocere per 5 mn,poi aggiungere il resto degli ingredienti far ridurre un po’.
Servire su una fondina,mettendo il disco di pasta poi il pesce guarnire con la pasta a forma di mano.
Ecco il “Finto” Raviolo fatto a Mano


Scrigno di pesce “Fatato”



Ingredienti per 4/6 persone:
Filetti “puliti “di pesce da zuppa:n°4/6 x tipo:              

triglia,san pietro,scorfano,gallinella,Ghiozzo, 
+ quello che offre il mercato del giorno
Gamberoni sgusciati n°6
cozze pulite n°18
vongole veraci pulite n°24
prezzemolo fresco tritato assieme a un po’ d’aglio
pomodoro a cubetti gr100
Brodo di pesce ristretto  200cc
Carta Fata 6 rettangoli da 35 cm x lato circa.
Disporre la carta Fata dentro una fondina,mettere tutto il pesce ,partendo dai filetti condirli con sale ed olio evo,finire con i gamberi e i molluschi,aggiungere il resto degli ingredienti.( Quelli evidenziati in neretto)
Legare lo scrigno formando un fagottino ,cuocere in forno preriscaldato a 180°C  fino a quando i molluschi si sono aperti,ci vorranno pochi mn,la zuppa è pronta ,servire tagliando il ciuffetto di carta eccedente. Questa preparazione ha la peculiarità che,mantiene integri tutti i profumi,perché restano all’interno,e soprattutto è dietetica perché si usa poco olio,e si mantengono maggiormente i valori nutrizionali degli ingredienti usati,in quanto non subiscono shock termici eccessivi,volendo Vi potete sbizzarrire aggiungendo molti altri ingredienti .

Caciucco alla Livornese in crosta


Ingredienti :Per sei/otto persone
Due chili circa di pesce assortito per zuppa, ben pulito e squamato (piccoli scorfani, trigliette di scoglio, gallinelle, tranci di palombetto e di nasello,qualche moscardino e delle seppioline, scampi e gamberi, cozze ecc.: La composizione del caciucco dipende da cosa offre il mercato;
potete farvi consigliare dal pescivendolo) oppure si può usare il preparato “RealPesca”
Sei pomodori maturi spellati, privati dei semi e tritati
Due o tre grossi spicchi di aglio
Zenzero (in quantità pari all'aglio)
Un bicchiere di vino rosso ,Olio extravergine q.b
Pasta sfoglia hg 500,Uova n°1
In un tegame di dimensioni sufficienti a contenere il pesce fate soffriggere con olio abbondante l'aglio pestato e lo zenzero tritato grossolanamente; quando l'aglio avrà preso un bel colore bruno "spegnete" il soffritto con il vino, fate leggermente ritirare poi,aggiungete i pomodori. Dopo alcuni minuti aggiungete i moscardini e le seppioline, e far cuocere coperto per una mezz'ora, regolando di sale; se l'intingolo dovesse asciugare troppo allungatelo con un poco di acqua. A questo punto aggiungere gradualmente il restante pesce, prima gli scorfani poi a distanza di alcuni minuti gli altri pesci e i tranci, in modo che la cottura del tutto risulti uniforme. A parte avrete fatto aprire in padella le cozze: a fine cottura aggiungete al caciucco la loro acqua, Disponete su ciascun piatto un paio di crostoni di pane precedentemente abbrustoliti e, se piace, leggermente strofinati con uno spicchio d'aglio tagliato a metà; sui crostoni distribuite il pesce cercando di non fare ingiustizie tra i commensali, versate su tutto una buona mestolata di intingolo e guarnite con alcune cozze.
Servite ben caldo, accompagnando a parte con altri crostoni di pane.
La quantità di zenzero può variare secondo il gusto; assolutamente obbligatorio è invece l'aglio, componente essenziale del caciucco.
Questo piatto di distacca completamente dagli altri piatti di pesce, in virtù del suo condimento: il vino rosso
Come Variante: si può servire in una zuppiera individuale,ricoperta di la pasta sfoglia tirata piuttosto sottile,e cotta in forno fino a rigonfiamento..

Baccalà mantecato:

Baccalà mantecato:
cuocere circa 2 kg baccalà per 10 mn al vapore in forno,farlo intiepidire poi pulirlo bene,metterlo in planetaria con la frusta,aggiungere 1 lt olio semi arachide,quando l’olio è stato incorporato tutto ,comincia a stracciare allora aggiungere 2-3 mestoli di latte bollente,nel quale sono stati messi i ritagli del baccalà,aggiustare di sale,aggiungere aglio e prezzemolo tritati,
servire con pane caldo e/o polenta

 Palline di baccalà fritto:
con il baccalà mantecato ben freddo ,al quale sono state aggiunte delle patate bollite schiacciate,fare delle palline,impanarle 2 volte,poi friggerle,si possono servire con una salsa di vongole in rosso.

Il tortello nero di seppia si esalta con fave e pecorino


Ingredienti per 4 persone
Per le pasta

500 g di farina “00″, 10 tuorli d’uovo, 50 g di olio extra vergine d’oliva, 1 cucchiaio di nero di seppia fresco con interiora di seppia (uova, latte).
Per le farcia di seppie
2 kg di seppie, scalogno, aglio, salvia e menta, vino bianco, pepe nero, olio extravergine d’oliva, mascarpone.
Per la zuppa di fave
200 g di baccelli di fave sgusciati, lardo di Colonnata, porro e basilico, olio extravergine d’oliva, scaglie di pecorino toscano e falde di pomodoro essiccato
Procedimento
Per la pasta: impastare tutti gli ingredienti e far riposare qualche ora. Per la farcia: arrostire metà delle seppie in olio e insaporirle con il fondo delle verdure appassite e poco vino. Frullare nel cutter con la metà delle seppie crude e poco mascarpone. Regolare di sale e pepe. Far freddare e farne dei tortelli.
Per la zuppetta: preparare l’intingolo cuocendo le fave è in un fondo di lardo e porro. Aggiungere del basilico e frullare. Cuocere i tortelli in abbondante acqua salata, servire sulla zuppetta di fave con scaglie di pecorino e una “scarpetta” (ovvero seppia neonata) appena arrostita.

Scampi marinati al lime con trevisana ed emulsione alla vaniglia

Ingredienti per 6 persone:
Code di scampi belli n°3 a persona
Radicchio Trevigiano tardivo n°2 teste
lime n°1
emulsione fatta con lime,sale affumicato,olio ai semi di vaniglia,coriandolo fresco.
Incidere  a libro le code facendo un taglio centrale che và prima verso dx poi verso sx ed aprirle con delicatezza,irrorarle abbondantemente  con il lime,ed un po’ di sale affumicato.
Fare marinare almeno 2 h,ora disporre una foglia di radicchio al centro del piatto,rivestirla con le code ,
aggiungere 2 foglie più piccole ai lati e una mezza fetta di lime alla base,in modo da formare una sorta di Bugia
irrorare con l’emulsione;e servire con fette di pane caldo  al sesamo.
Volendo si può fare una purea di frutti della passione ed aggiungerla all’emulsione.


mercoledì 20 aprile 2011

Sinfonia estiva di tonno


Per 4 persone:
Tonno pinna gialla o tonno rosso  gr 500 tagliato a cubi di 3 cm e cotto a vapore per 2 mn e condito con il seguente battuto:
Battuto: [olive nere taggiasche gr50,pomodori secchi gr 100,capperi gr 20,basilico,prezzemolo,peperoncino,olio extravergine q.b.]
cipolla fresca di Tropea,e/o cipollotto fresco a julienne
pomodori ciliegini
patate lesse a fette
rucoletta
capperi in fiore per guarnire
disporre le fettine di patata sulla base del piatto,aggiungere la rucoletta,poi la cipolla,poi il tonno i ciliegini ed in fine il cappero in fiore

La cucina ad induzione: principio di induzione elettromagnetica su piano di cottura

La cucina ad induzione: principio di induzione elettromagnetica su piano di cottura
Questa tecnologia innovativa della cottura, tramite la generazione di un campo elettromagnetico, si è tradotta in un miglioramento delle prestazioni, una riduzione dei consumi, una totale assenza di dispersione di calore, ed un aumento della sicurezza in cucina. Basti pensare che i piani cottura ad induzione sfruttano al massimo l'energia assorbita con un rendimento del 90% mentre i tradizionali fornelli, per la natura del loro principio di funzionamento, rendono solo il 40-60% disperdendo circa la meta dell'energia nell'ambiente circostante.
Rendimenti approssimativi dei vari piani cottura:
  • Induzione   90%
  • Alogeno     58%
  • Elettrico     47%
  • Gas            40% 
Si noti come i piani cottura a induzione siano in grado di trasformare una percentuale altissima di energia utilizzata in calore utile al riscaldamento dei cibi, mentre gli altri piani cottura hanno una grossa dispersione nell'ambiente circostante per cui la spesa di energia risulta doppia in quanto circa la metà dell'energia utilizzata viene sprecata.
Risulta chiaro che per scaldare lo stesso contenuto, tramite l'utilizzo di un fornello a gas ci vorrà più tempo, ed il calore non sarà irradiato in maniera uniforme su tutta la pentola, questo perchè mentre un fornello a gas trasferisce il calore attraverso il fuoco SULLA PENTOLA, il piano ad induzione trasferisce un campo elettromagnetico che genererà calore NELLA PENTOLA .

Ma come funziona la cucina a induzione elettromagnetica ?

Il principio è veramente molto semplice. Quando si posa un recipiente metallico ferroso sulla piastra, un induttore elettrico sottostante crea un campo magnetico al suo interno. Il campo magnetico creato genera nel recipiente  metallico ferroso delle correnti chiamate, dal nome dell'inventore, “di Foucault” che trasformano al suo interno l’energia magnetica indotta in energia calorica provocandone il riscaldamento. Il campo elettromagnetico che dà luogo al riscaldamento della zona di cottura infatti, si origina solo a contatto con il recipiente e si mantiene circoscritto alla superficie dello stesso; questo consente di mantenere fredda la superficie del piano attorno alla zona di cottura in funzione garantendo una maggiore sicurezza e un’estrema facilità di pulizia in caso di fuoriuscita accidentale di liquidi, evitando la formazione di incrostazioni. 

Quali sono i vantaggi dei piani a induzione ?

Utilizzando il
sistema ad induzione, i tempi di cottura di alcuni cibi, come pasta o sughi, vengono sensibilmente ridotti. Basti pensare per esempio che i tempi di ebollizione per due litri d'acqua sono quasi dimezzati: un the? Solo alcuni secondi! Lo suggeriamo soprattutto agli anziani poiché è molto improbabile che tramite questo sistema possano bruciare le pentole, ci si possa scottare, o prendere la corrente (fate comunque attenzione, improbabile non significa impossibile). E' molto improbabile anche che si possano appiccare incendi domestici: infatti questo sistema evita il rischio del pericolo di fughe di gas ed i rischi connessi alla fiamma libera (logicamente, come in tutte le cose, nonostante la grande sicurezza di questi sistemi, un guasto può sempre capitare).

Il
piano cottura ad induzione è tra gli elettrodomestici di uso comune probabilmente a più alto contenuto tecnologico
E' possibile inoltre sostituire il vecchio fornello con un piano cottura ad induzione.

Fra i benefici dell'utilizzo dei piani ad induzione rispetto ai tradizionali troviamo:
  • costo di esercizio ridotto rispetto ai tradizionali fornelli a gas o elettrici;
  • economico: consuma energia solo quando il contenitore è appoggiato alla piastra;
  • ad alto rendimento e minima dispersione di calore: rendimento del 90% contro il 40-50% dei fornelli tradizionali;
  • riscaldamento immediato delle pentole;
  • controllo immediato della variazione di temperatura della pentola per bloccare istantaneamente l'ebollizione, oppure per cotture molto vivaci o assolutamente dolci;
  • rapidità di cottura spesso paragonabile a quella del microonde (da un terzo fino al 50% rispetto ad un fornello tradizionale): due litri di acqua vengono portati ad ebollizione in circa 5 minuti contro gli 8 minuti necessari con un fornello a gas. Ciò riduce di conseguenza il consumo di energia elettrica necessaria;
  • il calore è costante ed omogeneo evitando che i cibi attacchino subito al fondo, si possono quindi ridurre i condimenti e i grassi, i cibi mantengono un aspetto migliore;
  • sicurezza: si leva la pentola e la zona si spegne, non lo si può dimenticare acceso, non si attiva accidentalmente a contatto di oggetti metallici di piccole dimensioni come posate, anelli, bracciali, ecc.;
  • sicurezza: il piano in vetro ceramica circostante rimane freddo;
  • sicurezza: evita il rischio del pericolo di fughe di gas e i rischi connessi alla fiamma libera;
  • facilità di pulizia: il piano è totalmente liscio ed ermetico, un colpo di straccio umido e torna pulito, non vi si attacca nulla;
  • maggior comfort durante la cottura ed un risparmio medio del 30% in tempo
  • silenziosità: il piano cottura non genera rumori;
  • tecnologicamente avanzato;
  • offre gradevolezza estetica.
Per il corretto funzionamento delle piastre ad induzione è necessario l'utilizzo di pentole a fondo piatto costruite con acciai ad alto contenuto ferritico inox 410 o similari, in linea di massima se le si attacca una calamita significa che la pentola va bene (niente pentole di alluminio, vetro, terracotta, o ceramica: consigliamo di utilizzare padelle speciali sulle quali il fabbricante abbia indicato che sono adatte per cucinare a induzione), inoltre il contatore per la fornitura elettrica dev'essere dimensionato adeguatamente in quanto il normale contratto da 3KW non è generalmente sufficiente per alimentare contemporaneamente le quattro zone di cottura messe alla massima potenza e gli altri elettrodomestici della casa. Esistono tuttavia piani cottura "intelligenti" di ultima generazione dotati di un software per l'ottimizzazione dei consumi in grado di mantenere un basso tenore di assorbimento, solitamente entro i 3KW massimi
   


TEMPERATURE CORRELATE AL TIPO DI COTTURA DELLA CARNE ROSSA tratto dal Blog di Dario Bressanini

Nonostante la mioglobina, la proteina che dona il colore, non sia ancora stata modificata a questa temperatura, la carne cambia aspetto e colore. Il motivo è che gli aggregati di miosina diffondono in maniera diversa la luce e la carne sembra rosso chiaro.
Le molecole di miosina si legano le une alle altre, cominciando a strizzare fuori l’acqua che le separava. La carne è “al sangue”. Potete notare dalla foto come la carne sia succosa. Poiché le molecole di miosina cominciano a legarsi le une con le altre, la carne comincia ad avere una consistenza più ferma.
55 °C: a questa temperatura tutta la miosina è coagulata e la carne ha un colore rosso chiaro. Una bistecca cotta a questa temperatura è ancora molto succosa, come potete osservare dalla foto.
60 °C: la mioglobina si comincia a denaturare trasformandosi in un composto grigio-bruno. Le fibre si comprimono. L’acqua viene separata, la carne diventa sempre più ferma e di colore rosato. Le fibre contengono ancora acqua, ma i succhi scorrono molto meno. Questo è il mio grado preferito di cottura di una bistecca. Possiamo chiamarla “cottura media”.
65 °C: le proteine coagulate non riescono più a trattenere i succhi, che fuoriescono liberi e abbandonano il pezzo di carne. Il pezzo di carne risulta umido internamente ma tagliando non scorrono più succhi. Il volume si riduce di circa un sesto. La carne è rosa ma tende al grigio-marroncino (media-ben cotta). La carne al tatto non è più molle.
70 °C: la mioglobina è quasi tutta denaturata e coagulata. L’acqua è completamente uscita dalle fibre, ormai asciutte. La carne, quasi completamente grigio-marrone, è “ben cotta” (anche se secondo me è “troppo cotta” ). Al tatto la carne è dura.
75 °C: il disastro, la carne è dura e asciutta, praticamente immangiabile. La proverbiale “suola di scarpe”
°C
Al tocco
Succhi
Colore
Proteine
Cottura
50
Molle
Scorrono
Porpora
La miosina denatura
Blu/Al sangue
55
Molle
Scorrono
Rosso
La miosina coagula
Al Sangue
60
Morbida
Pochi
Rosato
La Mb denatura
Media
65
Semidura
No, carne umida
Rosa tendente al grigio
Media/Ben cotta
70
Dura
No, carne secca
Quasi totalmente grigio
La Mb coagula
Ben cotta
75
Durissima
No, carne secca
grigio/marrone
Suola di scarpe
Ancora non ho trovato un ristorante che invece di chiedere “Come la vuole la carne? al sangue, media o ben cotta?” mi chieda: “Che temperatura interna desidera per la sua bistecca?”. Forse prima o poi ci arriveremo. Dopo tutto, alcuni ristoranti famosi hanno già nel menù “l’uovo a 65 gradi“. La temperatura interna, come vi ho mostrato, fornisce una descrizione molto più accurata dello stato interno della vostra bistecca della classica triade “Al sangue, media, ben cotta”. Nei paesi anglosassoni sono messi un filino meglio, visto che invece di tre gradazioni ne hanno cinque: “rare, medium-rare, medium, medium-done, well done“, ma sempre una grossolana approssimazione per descrivere cosa succede in quei 20 gradi, tra i 50 °C e i 70 °C.




I tempi di cottura e la velocità di penetrazione del calore
I libri di cucina, dovendo dare delle indicazioni, invece della temperatura interna spesso indicano dei tempi di cottura in funzione del peso del pezzo da cuocere, sia per la carne che per il pesce: per ogni Kg si deve cuocere per X minuti. In realtà queste indicazioni sono molto approssimative e possono condurre, se seguite alla lettera, al disastro culinario, e trasformare una splendido roastbeef in una costosa crosticina abbrustolita ripiena di fibre rinsecchite. La carne non è un buon conduttore di calore, e il tempo necessario per innalzare la temperatura interna di un pezzo di carne dipende, più che dal peso, dalla forma e dallo spessore, oltre che naturalmente da tantissimi altri fattori come il grasso, l’acqua contenuta e la presenza di ossa. A parità di peso, un pezzo di carne con l’osso cuocerà più velocemente perché permette una migliore distribuzione del calore dall’interno. Il grasso, se ricopre esternamente il pezzo di carne, velocizzerà la cottura. Se è all’interno invece la rallenterà.
L’articolo che ho già citato a proposito del mito della sigillatura, Cooperative Meat Investigations Summary of Results of Cooking Meats, descrive uno studio effettuato cuocendo 2500 cosciotti di agnello (scommetto che molti di voi non hanno mai pensato che uno scienziato possa avere come argomento di ricerca la cottura di un cosciotto di agnello ) tenendo costante la temperatura del forno e quella finale interna della carne. Il tempo necessario per raggiungere lo stesso grado di cottura variava da 24 a 60 minuti, a dimostrazione che i tempi di cottura indicati nelle ricette sono sempre da prendere con le pinze.
Un modo per velocizzare la cottura di un grande pezzo di carne è quello di utilizzare degli spiedini di metallo, per poter diffondere il calore all’interno più velocemente. E visto che parliamo di spiedini, se cucinate qualche spiedino alla griglia, utilizzate quelli di metallo, non quelli di legno. Di legno costeranno anche meno ma non c’è ragione di usarli, conducendo malissimo il calore e rischiando di bruciare a loro volta.
Concludendo il discorso sui tempi di cottura lascio la parola all’articolo del 1932:
Le informazioni raccolte attraverso la cottura di migliaia di tagli di carne con varie caratteristiche sotto le stesse condizioni controllate di temperatura mostrano che il tempo di cottura per chilogrammo è così variabile che non è sempre una guida sicura per una cucina di successo. Il metodo veramente affidabile per dire come cucinare la carne allo stadio desiderato nel tempo desiderato è il termometro per arrosti. Mostrando cosa sta accadendo nel centro della carne nel forno, il termometro mostra se la cottura sta procedendo rapidamente o lentamente, e quindi se la temperatura del forno vada diminuita o aumentata per avere l’arrosto cotto al tempo giusto.
Se la volete al sangue, fermatevi a 55 °C. Attorno ai 60-65 avrete una cottura media. E a 70 ben cotta. Più alta? immangiabile.
Non volete rischiare? Datemi retta, comperatevi un termometro da cucina.
Post Scriptum: questa frase, dell’articolo del 1932, ve la voglio riportare:
In questi giorni di innumerevoli nuovi dispositivi di cottura, accompagnati da affermazioni pubblicitarie stravaganti, c’è un bisogno reale di informazioni affidabili e non condizionate da rendere disponibili al consumatore“.
Più di 70 anni dopo la situazione non è molto cambiata

Miti culinari Tratto dal Blog di "Dario Bressanini"

Se prendete in mano un libro di cucina o una rivista specializzata, ascoltate una trasmissione a tema gastronomico o leggete un sito web culinario, vi sarete accorti che spesso le ricette vengono accompagnate da tutta una serie di consigli, trucchi e accorgimenti tecnici vari. Alcuni sono veri, altri sono falsi, altri sono palesemente assurdi: credete davvero che mettere un turacciolo nell’acqua di cottura serva ad ammorbidire un polpo? O che mentre ha le mestruazioni una donna riesca a far “impazzire” la maionese?
Nonostante la falsità di alcuni consigli, questi continuano a sopravvivere, trascritti da ricetta a ricetta, copiati e ricopiati senza spirito critico. Cucinare è un’attività principalmente pratica, “sperimentale” direi. Sarebbe lecito quindi pensare che con gli anni i cattivi consigli spariscano da soli, eliminati dalla pratica quotidiana dei cuochi. Così non è invece. Uno dei motivi del persistere di quelli che io chiamo “miti culinari” è probabilmente l’attitudine che generalmente si ha verso le ricette: si cerca di replicarle alla lettera senza chiedersi il perché delle cose. Soprattutto in un paese come l’Italia che ha il culto, forse un poco ossessivo, della propria tradizione gastronomica.
Il modo migliore per verificare se un consiglio funziona veramente è di cucinare due piatti, uno seguendo la ricetta alla lettera l’altro tralasciando il consiglio “sospetto”, e misurarne le caratteristiche finali, anche con un confronto alla cieca se necessario. Questo però non viene quasi mai fatto, e i miti persistono. In altri casi il mito sopravvive perché in realtà è ininfluente ai fini della preparazione. Pensate al turacciolo citato sopra: se ad esempio la sua aggiunta rendesse molto amaro il polpo, questo consiglio non sarebbe sopravvissuto a lungo. Invece è semplicemente ininfluente, e molti aggiungono il turacciolo perché “tanto male non fa”.
Ho così deciso di dedicare una serie di articoli a questi “miti culinari”, nella speranza di riuscire ad eradicarne almeno qualcuno ed a convincervi che, nonostante quando dica la tradizione, le ricette vanno sempre guardate con occhio critico e scientifico, chiedendosi sempre il perché, e senza avere paura di cambiarle, se scoprite un errore.
Sigillare la carne previene la perdita dei succhi?
Cominciamo da un mito che, ironia della sorte, ha origine proprio da un suggerimento di un famoso scienziato. Avrete sicuramente sentito dire che “sigillare la carne previene la perdita dei suoi succhi”. Per sigillatura si intende una rosolatura o scottatura veloce della superficie esterna di un pezzo di carne, per poi continuare la cottura a temperature più basse, sia in padella che nel forno, o alla brace o in pentola. L’idea è che la sigillatura produca una crosticina che, in qualche modo, riesce a tenere imprigionati i succhi della carne durante la cottura.
Questo mito è falso. La sigillatura della carne non previene la perdita dei succhi. Questa idea, apparentemente sensata perché si rifà alla tecnica di cauterizzazione delle ferite, è stata enunciata per la prima volta da un chimico molto famoso: Justus von Liebig. Scienziato versatile e capace, ad un certo punto della sua carriera decise di occuparsi delle piante e degli animali, studiandone la loro chimica. Fu il primo a concepire l’importanza dell’azoto e dei sali minerali nella crescita delle piante, e si può dire che “inventò” in concetto di fertilizzante chimico. I suoi studi sugli animali lo portarono ad inventare un processo per produrre il famoso “estratto di carne Liebig” che lo rese famoso ben oltre la cerchia degli scienziati. Ancora oggi, essenzialmente lo stesso prodotto e con lo stesso nome, lo potete trovare nei supermercati. Nel 1847 pubblicò il libro Researches on the chemistry of food dove tra le altre cose enunciò la teoria che la superficie della carne, esposta ad alte temperature, si “sigilla”, impedendo successivamente ai succhi di cuocere. La grande fama di cui godeva Liebig fece si che questa teoria vennisse immediatamente accettata, anche dai cuochi. Auguste Escoffier, il famoso chef francese, ad esempio la citò nel suo libro Le Guide Culinarie del 1903.
L’errore di Liebig, abbastanza grave per uno scienziato, fu quello di non sottoporre le sue idee ad una prova sperimentale. In fondo non sarebbe stato molto difficile: bastava avere due padelle, due bistecche, una bilancia e un termometro. Fatto sta che il mito della sigillatura cominciò a dilagare.